Dedicare qualche giorno delle vacanze estive alla preghiera, alla lettura e all’approfondimento della Sacra Scrittura ha costituito, per molti anni, un appuntamento fisso e regolare, strappato a un groviglio di impegni e incombenze. Da alcuni anni la sequenza si era interrotta e così, quando nei primi mesi dell’anno ho visto la locandina del corso I giudici ho deciso di giocare d’anticipo: scegliere di registrarsi subito per far ruotare gli altri impegni intorno a questa data. Con molta fatica, tanti spostamenti sono stati fatti in famiglia per lasciare fermo questo impegno ma…. ne valeva la pena.
Come sempre, potrei aggiungere, trattandosi di un corso del Centro Kerigma, ma sarebbe riduttivo. Su questo corso non avevo proprio aspettative, anzi. Il tema non mi sembrava granché, pensavo a un tema noioso e di scarsa importanza e confidavo sulla metodologia dei corsi che avrebbe arricchito e movimentato i due giorni con qualche dinamica.
Così non è stato. Il corso è partito alla grande, accendendo subito il desiderio di tenere fra le mani la Parola per leggerla, approfondirla e viverla. E quanti spunti di riflessione sono stati proposti con una lettura fatta con gli occhi di chi vuole sempre scoprire ciò che di nuovo essa può suggerire al cuore dopo migliaia di anni!
Insomma, nulla di scontato e di déjà vu.
Un obiettivo: assumere la propria missione, il proprio ruolo nel popolo d Dio, nella Chiesa, “con il cuore di Dio”.
Strumento: una spada a doppio taglio, la Parola, per essere pronti a tenere testa alle difficoltà che si possono presentare.
Metodo: confidare, in ogni circostanza della vita, in occasione di ogni chiamata, non nei propri meriti e capacità ma solo nella forza e nel sostegno di Dio. Quando sono debole è allora che sono forte, è il versetto delle lettere di san Paolo che abbiamo più volte cantato durante questi giorni.
Da Eud a Debora a Gedeone, e poi Iefte e Sansone: nella diversità e unicità delle storie di questi giudici di Israele, un filo conduttore è stato subito evidente: quando, nella ruota della vita dei tempi di ciascuno, il male entra perché ci si allontana dai precetti di Dio, il Signore risponde sempre al grido del suo popolo e suscita un liberatore, un salvatore.
E allora io in quale momento mi trovo? A che punto sto nella mia relazione con Dio? Quanto sono obbediente a ciò che la sua parola mi dice? Mi sento sopraffatto dalla mia condizione di debolezza e fragilità o parto da essa per confidare con maggiore fiducia nel sostegno che il Signore non mi farà mai mancare? Ma soprattutto, quanto riesco a vivere la chiamata del Signore con equilibrio, sapienza e discernimento senza cedere a facili entusiasmi che possono coinvolgere anche altre persone e realtà della vita?
La parola ha dato risposta a tante domande, ne ha suscitate altre, ma questo per me è stata la conferma che nella vita di fede non si può e non si deve mai rimanere fermi e bisogna essere sempre vigilanti, consapevoli che anche dopo anni e anni di cammino cadere nella tentazione potrebbe alterare la relazione d’amore con Dio e con i fratelli.
Si può e si deve ricominciare, sempre, con umiltà e fiducia, con slancio e generosità, senza timore ma anche senza temerarietà. Con un cuore indiviso, desiderando vivere vivere vivere… con il cuore di Dio.
In comunione...
Annarita