Martedì 30, ultimo martedì di maggio, andai come ogni martedì (quando sono libero dal lavoro) all’incontro del gruppo di preghiera...
Ci sedemmo tutti vicini, nella prima fila, eravamo in pochi e a me toccò uno dei posti centrali.
Volsi il mio sguardo a Maria, per scusarmi di non aver recitato nemmeno un Rosario in questo mese di maggio, ma mi sentii indirizzato a volgere il mio sguardo verso il Crocifisso che si trovava proprio di fronte a me.
Mentre lo fissavo e l’incontro di preghiera continuava fui colpito dall’ombra di quel Crocifisso (non era la prima volta che lo vedessi), dalla quale mi venne un forte desiderio dentro di chiedere un abbraccio a quel Gesù, gli dissi: “Gesù quanto sarebbe bello avere un tuo abbraccio? Ne ho davvero bisogno”.
Non ebbi nemmeno il tempo di concludere questa frase che Giulia, che guidava l’incontro, disse: “oh Signore siamo qui davanti a te, dacci la possibilità di correre verso te e abbracciarti”.
Mi emozionai e continuai ad annuire a quelle parole che Giulia stesse dicendo, come se fossi io a parlare (io non parlo mai durante un incontro, mi blocco, non riesco, se non in rarissime volte).
L’incontro proseguì normalmente, alla fine Giulia diede gli avvisi, tra questi c’era un incontro di tre giorni dal titolo “Giuseppe e i suoi fratelli” (brano biblico a cui sono particolarmente affezionato, poiché mi sono sempre sentito come Giuseppe, deriso e venduto dalla famiglia, soprattutto papà e fratello maggiore, certo che Dio prima o poi mi avrebbe riscattato) nei giorni 2-3-4 giugno 2023.
Roberta, la mia fidanzata, aveva molta gioia nel voler andare a questo incontro mentre io le dicevo che non sapevo e che mi noiava passare i miei due giorni di riposo chiuso in chiesa.
Me lo ripropose ogni giorno da quel martedì e le mie risposte sempre le stesse, e vedevo lei rimanerci male.
Il sabato 3, come ogni sabato, abbiamo deciso di andare a messa al Santuario, dove si svolgeva l’incontro, e Roberta mi propose di andare prima della messa per partecipare anche un po’ all’incontro. Io accettai e quindi andammo all’incontro.
C’era una pausa quando arrivammo e sentivo dire siamo tutti fratelli e tutti Giuseppe, questa frase mi fece rimanere malissimo, perché non mi ero mai visto nella figura dei fratelli fino a quel momento.
L’incontro riprese e si parlò esattamente dei figli di Giuseppe, Manasse ed Efraim, nomi dati uno per aver dimenticato il passato e l’altro per ringraziare e benedire Dio per la sua vita.
Don Danilo ci fece scrivere su due post-it, i nomi Manasse ed Efraim, in Manasse scrivere chi/cosa noi volessimo dimenticare/perdonare del nostro passato; in Efraim per cosa volevamo ringraziare Dio.
Nel mio post-it “Manasse” scrissi di voler dimenticare le ferite e i traumi provocatomi da mio padre e mio fratello. (Piccola parentesi, prima della messa, Giulia ci chiese se fossimo andati a messa e al nostro si, ci diede il compito di leggere le letture, poiché il sabato pomeriggio il gruppo di preghiera anima la messa).
Quindi io e Roberta alle 17:15, ma prima chiedemmo a Giovanni, papà di Giulia, gli orari su come si fosse svolto il corso.
Subito dopo la messa, decidemmo di andare a casa per la cena, ma Roberta mi chiese se saremmo tornati all’incontro, io dissi si, ma lei non ci credeva; la storia di Efraim e Manasse, in me, aveva scaturito qualcosa.
Quando la sera tornammo all’incontro, Giovanni disse che per quella sera non si parlava di Giuseppe, bensì di Gesù, perché prima di compiere il gesto il giorno successivo bisognava effettuare quel passaggio, cioè diventare come Cristo, nell’ultima cena, umiliarsi e lavare i piedi ai nostri fratelli, è così si fece, bisognava lavarsi i piedi a vicenda.
Roberta mi lavò i piedi e di conseguenza io a lei, ma in quel momento sembró come se io stessi lavando il piede a mio padre, questa cosa mi scosse molto, ma continuai lo stesso.
L’incontro per quel giorno si concluse e ci diedero appuntamento per la domenica mattina, Roberta subito mi chiese: “andiamo domani?” E io: “si, certo”.
Roberta mi guardò stupita, non credeva nemmeno e me lo chiese più volte e la mia risposta sempre affermativa; tanto incredula mi disse: “se vuoi andare solo perché lo chiedo io, non c’è bisogno; non voglio che tu sprechi il tuo giorno di riposo per stare in chiesa” a ciò io risposi: “il voglio andare, perché ho sempre amato il brano di Giuseppe (ma in realtà mi sentivo chiamato, non riuscivo a dire no).
Roberta stupita fino a un minuto prima di addormentarci mi chiese: “ e allora? A che ora programmiamo la sveglia per domani?” Io risposi: “alle 7:30 se alle 9 dobbiamo essere all’incontro”; Roberta andò a dormire shoccata, mentre io non facevo altro che pensare ad Efraim e Manasse e alla lavanda dei piedi.
La domenica mattina, non ci svegliammo alle 7:30, come programmato, ma un po’ più tardi, arrivammo in chiesa un po’ in ritardo, ma l’incontro non era ancora iniziato, perché c’erano stati dei ritardi nel servire le colazioni.
Iniziò l’incontro parlando precisamente di quando i fratelli dovevano chiedere a Giacobbe di portare Beniamino, il figlio più piccolo, da Giuseppe il quale non si era ancora fatto riconoscere dai fratelli, e lo avesse richiesto esplicitamente, ma Giacobbe non diede il permesso fino a quanto Giuda non si prese la responsabilità del fratello con la clausola che se gli fosse successo qualcosa, lui avrebbe perso il grado filiale, eredità ecc.
don Danilo ci fece spostare nel corridoio, dove c’era Giovanni che interpretava Giacobbe, ad un tratto Giovanni mi disse: “posa tutto, vieni qua, tu sei Beniamino!”, non sapevo che fare, ma accettai. (Beniamino, personaggio che venne accusato di avere rubato la coppa di Giuseppe, quindi che si prese la colpa pur non avendola, e a me è capitato più volte di prendermi colpe che non avevo, da qui capii che il personaggio in cui rispecchiarmi non fosse più Giuseppe ma Beniamino).
Fu un’esperienza davvero da brivido, vedere tutti coloro che erano presenti, presentarsi a “Giacobbe” per prendersi la responsabilità per “me-Beniamino”, davvero un’emozione unica.
Quindi da lì si tornò in “Egitto”, dove c’era Davide, il fratello di Giulia, che interpretava Giuseppe, che quando mi vide mi venne incontro e mi abbracciò così forte, che in quel momento sentii un abbraccio diverso, un abbraccio divino, mi emozionai e mi vennero i brividi, e ad un certo punto durante questa interpretazione “Giuseppe”i disse: “Dio, ti dia grazia!”.
Rimasi shoccato in quel momento, dove il mio cuore istintivamente rispose: “Amen”.
L’incontro prosegui, giungendo al termine, al silenzio dell’abbraccio tra Giuseppe e i suoi fratelli.
Prima del segno, don Danilo fece la sua testimonianza, sul rapporto che aveva con suo padre e di come si perdonarono a vicenda. (io a ottobre scrissi una lettera a mio padre per chiedergli scusa e per perdonarlo, ma in realtà nel mio cuore non ero guarito).
Li come segno c’erano due coppie, tra cui Giovanni e Gilda, i genitori di Giulia, che abbracciavano tutti, per rappresentare l’abbraccio di Dio, che è padre e che è madre, ma nello stesso tempo dovevamo concedere perdono a qualcuno o ricevere perdono da parte di qualcuno, io chiusi i miei occhi, rimasi in piedi, feci una scaletta di persone, davvero tante, ma alla fine mi veniva in mente sempre mio padre.
Ad un punto aprii i miei occhi e vidi Giovanni che mi fece gesto di avvicinarmi a loro, per quell’abbraccio, dove io mi sciolsi, e scoppiai in un pianto liberatorio, li sentii per la seconda volta l’abbraccio di Gesù.
L’incontro era finito, ma prima andammo a bere un caffè, tutti insieme con don Danilo, che guardando me e Roberta ci ripeté più volte, c’è bisogno di voi, ho bisogno di voi. Scambiamo due chiacchiere e poi il gruppo aveva deciso di pranzare li, mentre io e Roberta dovevamo tornare a casa, perché avevamo preparato il pranzo.
Prima di andare, don Danilo ci venne incontro, mi abbracciò e lì per la terza volta, sentii quell’abbraccio di Dio, che avevo chiesto, e mi disse nuovamente c’è bisogno di voi. Così salutammo tutti e tornammo a casa.
Martedì 6, io e Roberta andammo nuovamente all’incontro di preghiera, la Parola di Dio diceva io ho bisogno di voi, affidatemi a me (o qualcosa di simile) tanto che sentii dentro me di dare questa testimonianza, una testimonianza di vita vissuta in un continuum di 8 giorni.
Di questo dò Lode e Gloria a Dio, ad un Padre che mi ha esaudito, mi ha abbracciato, mi ha liberato da un rancore così grande che oscurava la mia vita.
Grazie Dio, grazie Roberta, grazie Giulia, grazie Giovanni e Gilda, grazie Davide, grazie fratelli e sorelle del gruppo di preghiera, e non per ultimo grazie don Danilo, grazie per questo percorso, grazie veramente di cuore, per averci fatto gustare il perdono e averci fatto avere un incontro con il Divino.
Riccardo