Quest’anno si va sul “classico”, ho subito pensato, ma proprio questo ha motivato la mia partecipazione: sto vivendo un percorso di conversione personale che cerca di andare all’essenziale del rapporto con Dio, e quindi meditare, riflettere, pregare sul Padre nostro poteva essere una tappa importante, una occasione anche per non “cadere nella tentazione” di cercare a tutti costi la novità o l’effetto speciale.
Prenotazione fatta a gennaio, quasi a non voler farmi superare da impegni sopravvenuti… che infatti sono sopraggiunti ma che non hanno impedito di tenere fede all’impegno originario.
Padre nostro, voce del verbo “insegnaci a pregare”, essenza del vangelo, certezza di pregare bene - perché si usano le parole che Gesù ci ha insegnato -, stupore per ogni implicazione nella mia vita di ciascuna invocazione. Un vangelo nel vangelo.
Siamo stati condotti dai predicatori nella struttura della preghiera – tre richieste verso il Padre, quattro rivolte alla dimensione orizzontale -. Da subito mi ha colpito il carattere non “dottrinale” del corso. Sarebbe stato troppo facile trasmetterci pensieri altrui, dotte citazioni, su un tema sul quale molti trattati e libri sono stati scritti e dai quali possiamo certo trarre nutrimento. Ma il corso è andato oltre, ha lavorato su quello che per noi significavano le sette invocazioni, partendo, naturalmente, dalla prima, la più essenziale: PADRE, Abba, papà. Mi sono sentita presa in braccio da questo Padre che dal cielo fa scendere il suo amore, la sua misericordia e tenerezza per ciascuno dei suoi figli amati e prediletti.
Da questa premessa, sono passata di grazia in grazia, sono stata messa nelle condizioni di interiorizzare le singole richieste, scorrendole su una speciale coroncina, una per una, soffermandomi sulle implicazioni concrete nella mia vita.
Ho scritto la mia preghiera al Padre esponendo le mie necessità ma innanzitutto ringraziandolo per la abbondanza dei suoi doni: il riconoscimento della santità di Dio non ha prodotto l’effetto di sentirlo lontano da me, bensì ha aumentato il desiderio di essere anche io santa, e di esserlo insieme ai miei fratelli e sorelle in umanità, tutti insieme a invocare il Padre - che è nostro – per chiedere per noi quella misericordia da riversare poi verso coloro che ci hanno fatto del male. E chiedere al Padre di venire incontro, nell’”oggi” della vita, ai nostri bisogni, materiali e spirituali, per poi condividere, fare comunione, moltiplicare i 5 pani e due pesci, costruire fraternità.
Tanta preghiera ha accompagnato i singoli insegnamenti e dinamiche; tanti momenti di adorazione per ricevere luce da quel pane splendente che si è spezzato perché ciascuno ne ricevesse in abbondanza; intensi momenti di preghiera insieme ai fratelli per invocare con fede la venuta del regno di Dio in tutti i settori della nostra vita quotidiana.
Ecco, la concretezza è stato un elemento che porto con me; ero partita con la volontà di chiedere discernimento su alcune puntuali domande della mia vita ma non immaginavo che proprio quelle stesse domande le avrei ritrovate nelle varie sezioni del corso. Mi sono sentita davvero voluta bene dal Padre, compresa e motivata, e sono andata via con un profondo senso di affidamento e rinnovato entusiasmo che chiederò al Padre di tradurre nella mia vita, soprattutto nel senso della condivisione e dell’accoglienza.
Per finire con una citazione di un carissimo amico … “la preghiera del Signore ha delle conseguenze che sono da riconoscere e da onorare: ritrovare in ogni persona un fratello e saperlo accogliere nella liberta dei figli (Gal 4, 6) e non nella paura degli schiavi” (fratel MichaelDavide).
Anna Rita